Pullman My Daisy
Spettacolo itinerante con la carovana della Beat Generation
Impressioni e commenti di Marco dopo un'estate (2000) "on the road".

COSA
L'idea non era quella di fare un revival del Beat, che comunque è degli anni '50, ma semplicemente un ripercorrere e riportare in giro la Poesia a livello di happening, la Poesia recitata, che è un'invenzione dei Beat o che comunque ne hanno fatto un loro manifesto.

RAPPORTI CON LA BEAT GENERATION
Della Beat generation ne avevo sempre sentito parlare in casa da mio padre che ha tutto dei poeti beat. I libri sono sempre stati lì senza che io li leggessi, e, da bravo ragazzo, prima di affrontare il viaggio, mi sono andato a documentare sulle introduzioni della Pivano e su questi libri.
Ho notato tantissime affinità: cose che io penso, che magari mi attribuisco o sento molto originali, magari erano state già pensate e sviluppate ottimamente dai poeti Beat.
Ho capito che persone come Ferlinghetti o come Ginsberg erano fondamentalmente dei grandi poeti e dei grandi studiosi. Ciò che facevano lo facevano con nuovi messaggi ma con un grande rispetto ed una grande conoscenza delle tradizioni. Come nel Tropicalismo c'era sì un grande rispetto, ma c'era anche una voglia di portare avanti, di sconvolgere e di aggredire le forme istituzionali. La sensazione che ho avuto è che il Beat rimane una cosa attuale, nei '50 il messaggio beat era sconvolgente, oggi è pertinente.

COME
Era un pullman, tipo gita scolastica, nonostante ci fossero personaggi come Ferlinghetti, nel quale si creavano una confidenza e delle situazioni che rimandano alle gite del liceo.
Lo spettacolo, e questa è una critica che si può portare, era anche troppo ricco, poteva risultare stancante. Se eravamo per due giorni nel solito posto allora si suddivideva, altrimenti lo spettacolo era molto lungo.
Sul palco si avvicendavano i vari poeti intervallati dalle parti musicali. Solo alla fine (a Cosenza) , almeno per ciò che mi riguarda, ho coronato un sogno, che è quello di accompagnare in maniera estemporanea, in perfetto spirito Beat, uno dei poeti.
Lo spettacolo era molto essenziale, non c'erano fuochi d'artificio, i poeti salivano sul palco introdotti da Bertoli, e performavano 3-4 poesie.
Siamo partiti da Roma e non conoscevo nessuno se non l'organizzatore, Antonio Bertoli, e, in parte, i musicisti che ci giravano intorno, Massimo Altomare con il quale facevo anche un pezzo, e gli Emme. All'inizio ero molto intimidito e determinato e sicuro su ciò che facevo io, però per quello che riguardava le altre performance ho osservato molto e sono stato molto in disparte. Chiaramente col passare del tempo ci si conosce e nascono delle dinamiche, se non amicizie.

COSA FACEVA
Solitamente suonavo Succhiatori, che aveva colpito molto diventando quasi un manifesto, in versione molto stravolta con una lunga coda finale nella quale osavo parecchio, improvvisando con la voce come nel finale di Eppur non basta. Il sapere di essere sconosciuto mi dava l'occasione di essere molto libero e di osare.
Ho fatto spesso Testa, dì cuore. Quando l'ho fatta il primo giorno avevo la maschera con un occhio solo e questo ha colpito Ferlinghetti che ha scritto una poesia, The blind poet, ispirato da questa figura, e che poi ha recitato nelle altre date. Chiaramente la poesia non parla di me, va in altre direzioni, però mi ha fatto un enorme piacere.
In un occasione ho proposto anche Rampe di slancio, di solito 2 o 3 pezzi, nell'ultimo c'era il collegamento con L'Aggio scritt'a'canzone che facevo insieme ad Altomare.

ANDEDDOTI
In alcune occasioni è venuta fuori una cosa particolare. A Vallombrosa per esempio il tempo era brutto e così ci siamo spostati nella hall dell'albergo. Albergo occupato esclusivamente da anziani. Il pubblico era quindi formato da parecchi di questi anziani che, incredibile, sono stati attentissimi a vedersi 3 ore di spettacolo, magari non capendoci niente, però si facevano catturare dall'energia dello spettacolo.
A Castiglioncello ci siamo dovuti trasferire in un locale.
Queste situazioni particolari piacciono molto a Ferlinghetti: quando c'è confusione, quando la gente disturba o non gradisce arrivando ad offendere. Raccontava che, quando faceva le prime performance di reading con Ginsberg, quando tutti erano tranquilli, si provocavano tra loro, magari andando tra il pubblico. Si sente più a disagio in occasioni tipo Roma o Torino, nelle quali avevamo un palco enorme.
In pullman ogni tanto nascevano delle cose divertentissime, qualcuno s'impossessava del microfono e improvvisava qualcosa.
Una presenza importante è stata Ed Sanders che suonava uno strumento con 3 corde oppure una batteria elettronica. "Song for Allen" è diventato un inno, una canzone che nella sua semplicità ha una magia tale che, ogni volta che la faceva, rimanevi ad ascoltare come se fosse stata la prima.

IMPRESSIONI
La cosa che mi ha stupito, e forse è sempre così, ma non lo sapevo, è che alla gente piace molto ascoltare poesie. Credevo che la cosa stancasse, invece facevano applausi a scena aperta alle performance di poesia, magari più che a quelle di musica, che sembrerebbe più accattivante. Quel tipo di poesia rivive nel momento in cui viene raccontata, grazie anche ai vari modi di recitare dei poeti: chi si accompagnava con i piedi, chi con una percussione, che si faceva accompagnare da un batterista o chi semplicemente aveva un bel modo di farlo. Tutto questo faceva presa sul pubblico, che non aveva problemi a farsi trascinare dalla poesia. Nello spettacolo c'erano molte cose riguardanti l'idea di movimento e l'idea REALE della Beat, non quella che si tramanda come moda. Si tramanda solo ciò che sta in superficie, dando più rilievo allo scandalo o al fenomeno di costume e non l'importanza che ha nel suo mezzo la Beat Generation, cioè la Poesia e la Letteratura. Un'altra cosa bella è stata vedere questi personaggi, soprattutto Ferlinghetti, che non fanno il Poeta, SONO dei Poeti, vivono da Poeti. Ti rendi conto che lo sono nel modo che hanno di vivere: se prendono un caffè in un autogrill, se ti fanno una battuta, se osservano qualcosa, lo fanno con l'occhio del Poeta.

Noi esistiamo ...perché ci sono loro ...Dall'altra parte